ARREDAMENTO

Ad oggi si preferisce descrivere una disciplina non per quella che è, ma per il modo in cui si manifesta, ovvero per la sua fenomenologia, in quanto ogni sorta di sapere è ormai soggetta a mutamenti continui e a trasformazioni talvolta radicali, anche se proporre al posto di una definizione per l’arredamento una descrizione fenomenologica risulta complesso. Infatti, quell'insieme di progetto, di scelte e disposizioni di oggetti, di sistemazione di mobili, di criteri funzionali e distributivi, di collezionismo, di ricerca del comfort e altro ancora, che costituisce la pratica dell'arredamento, sembra irriducibile a ogni formulazione teorica generale e ciò perché troppo eterogenei sono i fattori chiamati in gioco, mutevoli le esigenze del gusto, personali i modi di conformare e allestire un ambiente.

L’arredamento è un'arte che non può stare da sola, ma al tempo stesso è l'unica a tenere insieme le opere di tutte le altre arti, dall'architettura, nell'accezione di spazio interno, alla scultura e alla pittura, dal mobilio alla decorazione, dai vari tipi di porte e finestre al design delle suppellettili.

Ad oggi l’arredamento viene continuamente fuso e confuso con il design, l'architettura, le arti visive, l'arte dei giardini e persino l'urbanistica, tanto è che si parla, con espressione intimamente contraddittoria, di arredo urbano.

  • La 'struttura' dell'arredamento:

Al variare delle culture, degli stili, dei moti del gusto, permane qualcosa che comunque contrassegna l'arredamento, ovvero ciò che si identifica come 'struttura'. Quest'ultima va ricercata anzitutto nell’architettura, cominciando a smentire l’equivoco per cui in molti hanno parlato di arredamento come 'architettura degli interni', ma, escludendo il fatto evidente che l'uno si trova dentro l'altra, pertanto la definizione così formulata non può essere accolta se non in senso metaforico. Infatti non ha molto senso parlare di arredamento come interno di un'altra forma d'arte, il cui specifico viene considerato la sua interna e agibile spazialità. La definizione quindi di arredamento quale architettura degli interni è errata, non soltanto per ciò che attiene alla spazialità, ma anche per ciò che lo indica come architettura del XX sec. in quanto, a differenza di questa, non ha un interno e un esterno. A questa duplice ed inesatta definizione di arredo, si giunse sulla scorta di una poetica dell'architettura in voga negli anni venti e trenta, divulgata fino agli anni cinquanta, quando si asseriva, tra l'altro, che tutta l'architettura consisteva nel suo spazio interno, nella pianta libera, nella sezione libera, nel fatto che la stessa natura esterna penetrava nello spazio architettonico, e si assegnava agli elementi di delimitazione e chiusura di questo spazio un valore del tutto trascurabile se non addirittura nullo. In realtà, pur riconoscendo allo spazio interno dell'architettura la maggiore importanza, esso non si dà senza i muri o gli altri elementi che lo delimitano e lo conformano.

  • Segno e significato:

Un'opera architettonica o anche un semplice edificio sono stati descritti come un sistema di unità spaziali vuote e agibili, ciascuna delle quali composta da un invaso, ovvero un ambiente, una sala o una stanza e da un involucro, vale a dire i muri o gli altri elementi che conformano e delimitano quell'invaso.

  • All'interno dell'involucro:

Il luogo dell'arredamento è l'invaso architettonico, lo spazio in cui si vive, quel vuoto interno che è la stessa ragion pratica per la quale si costruisce. In tale invaso l'arredamento dispone il suo sistema di mobili e oggetti, ma poiché non devono rispondere soltanto a una propria logica interna, così come si verifica in uno show room, bensì allo specifico ambiente di una ben determinata casa, l'arredo chiama in causa gli elementi che conformano il segno-ambiente. Poiché l'involucro si compone di una faccia interna e di una esterna, il dominio dell'arredo è quello dell'invaso, comprese le facce interne dell'involucro quali il pavimento, le pareti, il soffitto, le aperture, vale a dire un insieme di elementi che si possono definire come la 'fodera' dell'invaso. Pertanto una ragionevole definizione di arredo può essere quella di un'arte applicata, che si manifesta all'interno di un invaso architettonico e si compone di due fondamentali insiemi, il sistema dei mobili e la 'fodera' dell'invaso stesso, ossia la faccia interna dell'involucro.

Assunta tale definizione, ne discende quindi che l'arredo non è architettura degli interni ma un'arte con caratteristiche proprie e si distingue dall'architettura per il fatto che utilizza di quest'ultima soltanto una parte, e se ne distacca ancor di più perché, mentre l'architettura conforma l'intero insieme delle unità spaziali di un edificio fino a comprendere la generale volumetria esterna, esso trova il suo campo d'azione nel mondo del singolo ambiente.

  • L'arredamento non è design

Le differenze tra le due discipline sono varie e numerose, basti dire che gli oggetti di design sono soltanto una componente dei sistemi sui quali opera l'arredamento, quello dei mobili e quello della 'fodera'. Come accennato, negli anni del Razionalismo, si è tentato un connubio fra architettura e design mirante a spodestare la pratica dell'arredo, giudicata forse non abbastanza pura e comunque compromessa con il passato, ma il tentativo è da tempo fallito. È risultato evidente che senza l'arredo mancava un'opera di mediazione, di articolazione e di sintesi tra l'estrema oggettività del design e l'estrema individualità che per vari motivi presenta ogni ambiente architettonico. Pertanto in conclusione definiremo l'arredo quale arte che non può stare da sola, ma in pari tempo l'unica capace di tenere insieme le opere di tutte le altre arti.